In breve | La nuova inchiesta di Food for profit – rilasciata in occasione della Giornata Mondiale degli Animali in due allevamenti intensivi di maiali in Emilia-Romagna, in piena zona di restrizione per la peste suina africana (PSA). Le condizioni sono allarmanti: maiali che vivono in un sovraffollamento oltre ogni limite, con gli animali lasciati nei corridoi e decine di carcasse di suinetti e scrofe che partoriscono in zone inadeguate. Preoccupante anche l’infestazione di topi e scarafaggi e la presenza carcasse di suinetti abbandonate all’esterno, che costituiscono dei rischi per la biosicurezza. 

Grazie ai filmati ricevuti da un informatore, la nuova inchiesta di Food for profit ha svelato la cruda realtà di due allevamenti intensivi di maiali in Emilia-Romagna, situati nelle zone di restrizione per la Peste Suina Africana (PSA), che sono stati denunciati prontamente presso i carabinieri forestali di Parma.

Guarda l’inchiesta

Cosa sono le zone di restrizioni per la peste suina africana?

Le zone di restrizione sono istituite per fermare il dilagare di questa epidemia, un’emergenza che ha portato in Italia all’abbattimento di oltre 110 mila maiali da luglio 2023. In queste zone c’è il blocco della movimentazione degli animali, sia verso altri allevamenti sia verso il macello, e sarebbe proprio questa condizione a rendere così critiche le condizioni in questi allevamenti. Proprio per questo il commissario Filippini ha recentemente emanato una nuova ordinanza per autorizzare caso per caso la movimentazione degli animali. Le immagini risalgono a metà settembre, qualche giorno prima dell’ordinanza, e rappresentano il costo finora nascosto del contrasto alla peste suina.

Ecco cos’abbiamo scoperto

Le strutture sono infestate da topi, insetti e uccelli, tutti possibili vettori per la PSA: se uno di questi animali entra in contatto con il virus, può portarlo all’interno dell’allevamento. Un altro problema di biosicurezza sono le decine di suinetti morti abbandonati nella benna di un trattore parcheggiato fuori dai capanni, alla mercé di qualunque animale.

 

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Gli allevamenti hanno raggiunto un livello di sovraffollamento oltre ogni limite. Molti suinetti sono stipati anche nei corridoi, perché i recinti sono eccessivamente sovraffollati. A causa di questo alcune scrofe hanno partorito nella zona gestazione, quella in cui vivono prima del parto e dello svezzamento, con suinetti ancora vivi incastrati nella griglia del pavimento inadatto e che moriranno a breve. I recinti sono pieni di carcasse dei cuccioli e le scrofe, nonostante abbiano partorito da giorni, hanno ancora la placenta che non è stata rimossa. 

Per queste ragioni i video sono stati consegnati ai Carabinieri forestali di Parma, dove il team di Food for profit ha depositato la denuncia.

“Immagini del genere non le avevo mai viste prima, nonostante la mia lunga esperienza di inchieste nel settore zootecnico – dichiara Giulia Innocenzi – Questi sono solo due allevamenti, ma abbiamo ragione di credere che siano tante le strutture intensive nelle zone di restrizione dove potrebbero succedere cose simili. E infatti il Commissario per la PSA, Giovanni Filippini, ha emesso una nuova ordinanza per valutare caso per caso le condizioni degli allevamenti in zona di restrizione, ed eventualmente autorizzare la movimentazione degli animali. Per questo facciamo un appello urgente alle autorità: siamo in una situazione di emergenza e gli allevamenti vanno presi in considerazione uno a uno, per non aggiungere sofferenza a quella già presente solitamente all’interno di questi luoghi”.