In breve | Il team di Food for profit, grazie all’uso del drone, è riuscito in esclusiva a documentare gli abbattimenti dei maiali in un allevamento a Trecate (provincia di Novara)

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La peste suina africana è tornata negli allevamenti

La peste suina africana, una malattia letale per cinghiali e maiali che però non colpisce l’essere umano, è tornata negli allevamenti intensivi italiani. Sono 7 gli allevamenti che, tra Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, sono ora sotto sorveglianza per questa malattia. Già nel 2023 era scoppiata un’epidemia in queste strutture che aveva portato all’abbattimento di circa 50 mila animali.

Perché l’abbattimento? Quando viene trovato anche
un solo animale positivo a una malattia come la PSA, la legge impone lo stamping-out, cioè l’abbattimento di tutti gli animali nell’allevamento anche se sani — e spesso avviene in modi crudeli e problematici.

Per questo non appena il nostro team investigativo ha scoperto che stavano iniziando gli abbattimenti in un allevamento a Trecate (Novara) si è recato sul posto.

Cos’abbiamo scoperto

La provincia aveva dichiarato che avrebbe usato il gas per procedere con l’abbattimento — considerato un metodo meno crudele. E invece i droni di Food for profit hanno confermato che è stata usata l’elettrocuzione, un metodo sconsigliato perché provoca sofferenze inutili.

Come abbiamo filmato molti operatori ne fanno un uso scorretto, lasciando gli animali coscienti per un tempo eccessivamente lungo. In un caso abbiamo visto dare ben 6 scosse a un maiale, quando in realtà se ne dovrebbe dare soltanto una.

Durante i filmati abbiamo anche visto che un maiale, dopo diverse scosse alle tempie, era finito nel container delle carcasse ma era ancora vivo. E per questo gli operai hanno dovuto abbatterlo con una pistola captiva.

 

Soldi pubblici per difendere l’industria della carne

Ancora una volta assistiamo all’uso di soldi pubblici per finanziare degli abbattimenti di animali per la maggior parte sani. E come, abbiamo detto, questi abbattimenti vengono fatti per tutelare la filiera del Made in Italy, per garantire cioè che la produttività non ne risenta troppo.

Ma di fronte a questa epidemia dobbiamo vedere tutti i limiti della gestione fatta l’anno scorso e ora. A pagarne le spese prima di tutto sono gli animali: maiali che vengono abbattuti con il gas o – in modo improprio – con l’elettrocuzione, non appena nell’allevamento c’è un caso di positività.

Ma anche gli allevatori: alcune delle strutture che l’anno scorso hanno abbattuto gli animali non li hanno più rimessi per la paura della malattia.

Tutto questo nel silenzio generale e assordante dalla politica. Il Ministro Lollobrigida non si è espresso sul tema e quest’estate il Commissario per la PSA si è anche dimesso. L’unica linea politica che c’è si basa su tre parole d’ordine “abbattimenti dei maiali, caccia ai cinghiali (che abbiamo visto NON funzionare) e ristori per gli allevatori”.

Ma questa non è una soluzione efficace da dare in un sistema alimentare come il nostro, basato sugli allevamenti intensivi e colpito da questa epidemia che non farà altro che peggiorare. Basta vedere la Sardegna, dove la PSA è stata debellata l’anno scorso dopo oltre 40 anni di impegno.